Questo piccolo villaggio si trova nel territorio di Noto in contrada Santa Lucia di Mendola sulla provinciale 24, proseguendo da Noto per Palazzolo. Questo luogo è incredibile, dietro la piccola chiesa del villaggio si trova la parte più interessante di questo sito. Un ipogeo che pare avesse già origini precristiane con il culto di Santa Lucia vedova romana. Mendola deriva dalla città chiamata anticamente Mende.
La storia narra che tra questi ipogei pare si siano rifugiati Lucia e Geminiano ricercati dall’imperatore Diocleziano. Dall’ora in poi il sito ha conosciuto vari riconoscimenti dai regnanti che si sono susseguiti in Sicilia. Dagli ipogei all’ultima basilica ogni colonizzazione ha voluto lasciare qui un segno della sua presenza.
E’ una zona ricca di acqua, sicuramente si trattava di un luogo molto frequentato in periodo paleocristiano, lo dimostrano le opere di canalizzazione e le cisterne sotterranee, alcune di queste sotto la grotta di Santa Lucia, riutilizzate come sepolcreto. All’arrivo si ha subito la sensazione di trovarsi davanti ad un luogo sacro, o comunque, un luogo di grande partecipazione. La chiesa è scavata in un costone di roccia ed è al centro di altri ambienti anch’essi scavati nella roccia. Il centro posto dietro la chiesetta ha una pianta basilicale, probabilmente un tempo ricoperta in legno, come si evince dai fori di alloggiamento delle travi. Ad ovest si apre un presbiterio e quindi un’abside semicircolare come se fosse un altare. A sinistra dell’abside si apre una piccola navata divisa da tre archi dall’invaso centrale e sul fondo di essa si nota un sistema per poter convogliare l’acqua che scorreva da una sorgente situata nelle immediate vicinanze. Per questo è possibile che questo posto fosse un battistero. A destra dell’abside si apre un vano di forma irregolare con grandi nicche destinate a contenere arredi sacri e quindi due ambienti collegati con sulle pareti tracce di pittura. Ma un’altra parte più nascosta, si trova in questo luogo magico, una piccola insenatura è l’inizio di una scala che condurrà a quella che molto probabilmente era la parte originaria della chiesa. Le scale condurranno a circa 20 mt sottoterra e si arriverà ad un ipogeo circolare con una fonte d’acqua ancora intatta. Probabilmente questa era la chiesa dove i pellegrini scendevano per riti di purificazione o per visitare quei luoghi che furono dei due Santi. La grotta è menzionata per la prima volta nel 1103 con cui Tancredi, conte di Siracusa, concede al monastero di S. Maria di Bagnara, la chiesa di Santa Lucia “de Montaneis”, quindi la si ritrova in un diploma di Ruggero che conferma la donazione e, ancora, in una bolla papale di Celestino III del 1192, fino alle decime ecclesiastiche per gli anni 1308-1310. Si tratta quindi di un luogo sacro riconosciuto nei tempi.
Attualmente lo stato degli affreschi è pessimo e si possono intravedere solo alcuni stralci di materia pittorica e qualche lettera. Dai pochi dati in possesso si possono vedere figure di santi.
La grotta di Santa Lucia della Mendola, in quanto dipendente dell’abbazia di Bagnara, appare d’importanza fondamentale per la ricristianizzazione e latinizzazione dell’altopiano sopra Siracusa. Essa potrebbe in realtà essere considerata solo un’appendice della ben più grande chiesa normanna del 1103.
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